Mentre il governo della premier Giorgia Meloni medita su un prolungamento del bonus quotazione per le pmi, il segmento delle piccole società di Piazza Affari, Euronext Growth Milan (Egm), continua a crescere. Al 17 novembre le società quotate sono 183 per una capitalizzazione complessiva pari a 10,5 miliardi di euro. Da gennaio a fine settembre di quest' anno ci sono state 17 ipo, in calo rispetto alle 44 di tutto il 2021, a causa della guerra in Ucraina e del continuo rialzo dei tassi. Il capitale raccolto, tuttavia, è stato di 830,7 milioni di euro, quasi uguale agli 834 milioni di un anno fa, il che si spiega con la mega quotazione avvenuta a febbraio di Technoprobe, decisamente fuori taglia per gli standard dell'ex listino Aim. I dati emergono dall'ultimo report elaborato dal team Ricerca&Analisi di EnVent Capital Markets, investment banking firm specializzata nell'assistenza alle imprese del Mid&Small Market. La ricerca sottolinea per esempio che il segmento Aim della borsa di Londra, al quale si è ispirato quello delle pmi di Piazza Affari, non ha vissuto un brillante 2022, con 16 ipo nei primi nove mesi da 87 di tutto il 2021. In questo caso i capitali raccolti sono stati 111 milioni a 1,853 miliardi di un anno prima.

Italia prima per capitali raccolti. In Europa, all'interno del gruppo Euronext del quale fa parte anche Borsa spa, a spiccare è solo Parigi, con 24 quotazioni nei nove mesi del 2022 su 21 totali di un anno prima per 170 milioni di euro raccolti, in contrazione rispetto al 470 milioni del 2021. Se si guarda quindi al capitale, Milano con i suoi 830 milioni svetta in Europa, mentre sul fronte delle ipo è seconda dietro la Francia. In Italia la raccolta media di capitali è di 5 milioni al 30 settembre, per un totale, da avvio dell'Egm nel 2009, di 5,6 miliardi di euro. Quasi il 50% delle società quotate ha una capitalizzazione di mercato tra 10 e 50 milioni. I settori che hanno registrato la maggiore raccolta sono quello finanziario con il 43% e quello industriale e manifatturiero con il 21% del totale. I segmenti invece con la capitalizzazione più alta sono i Beni di consumo e i servizi con il 32% e Biotech e Farma con il 25% del totale. Complessivamente, dai mercati growth europei dedicati alle pmi si contano 66 quotazioni e una raccolta dell'equity pari a 1,5 miliardi di euro nei nove mesi del 2022.

Quotazioni in calo di due terzi.

Come spiega Franco Gaudenti, presidente EnVent Capital Markets, "in un contesto internazionale condizionato da inflazione crescente, tassi di interesse in aumento, liquidità ridotta per tutte le asset class, le quotazioni nei diversi mercati dei capitali internazionali sono in forte diminuzione. Si assiste, infatti, a un rallentamento dei processi di ipo in tutta Europa, con una previsione di operazioni a fine 2022 in contrazione di due terzi rispetto alle 3000 del 2021". Questo implica, prosegue Gaudenti, che un numero crescente di società "resta privata o partecipata dal venture capital con round tuttavia che inglobano valutazioni più basse". In alternativa, le imprese "decidono di aspettare il 2023 per quotarsi con valutazioni più alte". I fattori che stanno diventando sempre più centrali e sensibili nelle decisioni di investimento riguardano quindi l'attenzione a "solidi fondamentali, la visione di lungo periodo legata alla creazione di valore e al mantenimento del vantaggio competitivo dell'impresa", riprende Gaudenti.

La forza dei Pir e del credito d'imposta. Il segmento delle pmi di Piazza Affari ha registrato un notevole sviluppo a partire dal 2016, grazie all'effetto combinato dei Piani individuali di risparmio (Pir) e del credito di imposta sui costi di quotazione, raccontano i dati elaborati da Ir Top Consulting, boutique finanziaria specializzata sui Capital Markets e nell'advisory per la quotazione. Se si considera il periodo compreso fra il 31 dicembre 2016 e il 31 dicembre 2021, il numero di società è cresciuto del 126% e la capitalizzazione del 300%. I settori maggiormente rappresentati come numero di società sono technology services (16%), commercial services (11%), producer manufacturing (10%), finance (10%) e consumer services (9%). Le regioni più presenti sono Lombardia (43%), Lazio (13%), Emilia-Romagna (9%) e Veneto (9%). Il 2% inoltre è rappresentato da società estere.

Quasi un miliardo di euro in operazioni straordinarie. Secondo l'Osservatorio Egm di Ir Top Consulting, nel 2022 (gennaio-17 novembre) sono approdate sul mercato 18 società, un'azienda è passata al segmento Star, cinque società sono state oggetto di opa e tre hanno effettuato il delisting. Il settore delle piccole imprese è risultato vivace anche sotto il profilo delle operazioni straordinarie. Se si considera il periodo compreso fra il 1° gennaio 2021 e il 17 novembre 2022, 75 società (41% del totale) hanno realizzato nel complessivo 149 operazioni di acquisizione con un investimento totale pari a 971 milioni di euro e un investimento medio per singola transazione di 6,5 milioni. L'84% delle società target è italiana, mentre il 9% delle operazioni ha interessato aziende europee e il 7% aziende extra europee.

Chi ha rilevato più società. Nello stesso periodo, 45 società hanno portato a termine un'acquisizione al 100% del capitale, per un totale di 64 operazioni di acquisizione, con un investimento complessivo di 716,2 milioni di euro e un investimento medio per singola acquisizione di 11,2 milioni di euro. Le prime cinque aziende per numero di acquisizioni sono Digital360 (che ha rilevato 15 società), Relatech (8), DigiTouch e Maps (6), Nvp (5). Le prime tre operazioni di acquisizione su target estere per valore della transazione sono state realizzate da Comer Industries (che ha acquisito Wpg, con sede in Germania), Ala (ha comprato Scp Sintersa, con sede in Spagna) e Gibus (rilevata Leiner, con sede in Germania). Le prime tre operazioni di acquisizione su obiettivi italiani per valore della transazione sono state realizzate da Italian Wine Brands (che ha acquisito il 100% di EnoItalia), Cy4Gate (che ha acquisito il 100% di Aurora) e Farmaè (che ha acquisito il 100% di AmicaFarmacia).

«I dati del nostro Osservatorio Egm sulle operazioni di m&a mostrano come l'ipo sia solo un primo passo verso lo sviluppo ulteriore dell'azienda», dice Anna Lambiase, ceo di Ir Top Consulting, "e che, grazie anche ai proventi ottenuti, si proceda spesso ad acquisizioni mirate e funzionali alla crescita". Sono infatti 75 società quotate su Egm, "il 41% del mercato, ad aver effettuato 149 operazioni di acquisizione investendo complessivamente poco meno di 1 miliardo di euro. Inoltre le riorganizzazioni seguite all'attività di m&a hanno portato a una ricalibratura dei modelli di business, a un'accelerazione dello sviluppo del digitale e a una maggiore attenzione ai temi della sostenibilità". La quotazione in borsa si dimostra, quindi, «lo strumento più utilizzato dalle pmi per accelerare la propria crescita per linee esterne", sottolinea la manager.

Il bonus ipo per le pmi ha fornito una spinta significativa per le quotazioni sul mercato Egm. Nel triennio 2018-2020 il credito d'imposta ha avuto un costo di circa 28 milioni, sostenendo 70 pmi nel percorso verso il listino. Importo da inserire nella cornice di una manovra che dovrebbe aggirarsi attorno ai 30 miliardi di euro, di cui 21 in deficit per finanziare misure contro il caro-bollette. Su questo tema il mondo della finanza si muove compatto e chiede unanime la proroga nella Legge Finanziaria 2023 del credito di imposta sui costi di quotazione «con uno stanziamento annuo di 15 milioni di euro e un beneficio di 500.000 euro per singola ipo, una cifra in linea con gli attuali costi di quotazione», precisa Ir Top.

red

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2109:29 nov 2022

 

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