È appena passato un anno dall'insediamento del tandem Alessandro Benetton-Enrico Laghi al comando di Edizione e nella cassaforte da quasi 12 miliardi di euro di valore che amministra il patrimonio di famiglia, in 12 mesi i Benetton hanno fatto quello che non erano riusciti a fare in quattro anni. Lo riporta MF-Milano Finanza aggiungendo che certo, nella precedente fase della gestione manageriale con i rappresentanti della dinastia veneta fuori dai vertici, Edizione ha scontato le incertezze conseguenti alla prematura uscita del ceo Marco Patuano e, soprattutto, alla tragedia del ponte Morandi e alla scomparsa di Gilberto Benetton, l'artefice con Gianni Mion della diversificazione del business dei maglioncini colorati.

In più, l'arrivo a Nordest a fine 2020 dell'ex commissario di Alitalia, Enrico Laghi, ha contribuito alla costruzione di una ritrovata unità fra i quattro rami familiari che ha posto le basi per la svolta nella governance. Ma con la tipica operosità nordestina, il secondogenito di Luciano si è presentato con il biglietto da visita della «discontinuità». E la discontinuità non è rimasta lettera morta. Il ritorno di un Benetton alla presidenza di Edizione è coinciso con una discontinuità nella gestione della comunicazione. Poco prima di insediarsi al vertice, il fondatore di 21 Invest ha affidato il suo messaggio istituzionale a Youtube, messaggio in cui si è subito scusato per la vicenda del viadotto sul Polcevera «che peserà per sempre sulla mia famiglia».

«Non smetterò mai», ha aggiunto, «di rinnovare la mia vicinanza alle famiglie delle vittime». Per il neo presidente è stato un primo passo non scontato. Anzi, umanamente una dimostrazione di come sia impossibile voltare pagina rispetto a tragedie del genere. Intanto, stando a indiscrezioni di stampa, è notizia delle ultime ore che la Procura di Roma ha acceso un faro su presunti guadagni illeciti di Autostrade e ha spedito la gdf al ministero delle Infrastrutture. Discontinua è stata poi anche la contemporanea accelerazione su due dossier industriali che il nuovo statuto da spa ha definito come strategici, dossier che a Ponzano erano sul tavolo da anni. Alessandro Benetton ha messo la firma su tre operazioni che hanno ridisegnato completamente l'assetto dell'impero di famiglia: la vendita di Autostrade per 8,2 miliardi alla cordata Cdp-Macquarie-Blackstone, l'opa su Atlantia per 12,7 miliardi e la fusione di Autogrill con Dufry, operazione che darà vita a un gigante della ristorazione e del travel retail da oltre 13,5 miliardi di ricavi.

Delistando Atlantia, il duo Benetton-Laghi ha posto le basi per la definitiva trasformazione del gruppo che rappresenta quasi il 40% del portafoglio investimenti di Edizione. Ora Atlantia è una holding di partecipazioni nel business infrastrutturale con focus internazionale: concessioni autostradali, aeroporti e mobilità sostenibile. Lontano dalla borsa il gruppo, da gestire più con una logica operativa di private equity che il fondatore di 21 Invest conosce bene, potrà contare su un governo societario più leggero, maggiori spazi di manovra e rapidità decisionale per la valorizzazione delle controllate. Sorvegliato speciale è Adr e la formula è quella che a Ponzano conoscono bene: l'apertura del capitale a compagni di viaggio di lungo periodo come i fondi sovrani o quelli infrastrutturali.

In passato si è già ragionato pure sulla quotazione della società degli aeroporti. Ora tutte le opzioni sono percorribili. Appena insediato, per preservare il controllo della holding e di Abertis e mettere al sicuro la cassa multimiliardaria di Atlantia dalle mira dei fondi Gip e Brookfield e dallo scontento socio spagnolo Florentino Perez, a marzo dello scorso anno il presidente di Edizione ha stretto un patto d'acciaio con Blackstone. Il motivo? Il lancio della mega-opa in cui gli americani hanno contribuito con 4,4 miliardi per mettere in portafoglio post-delisting il 37,8% del capitale del gruppo. Il patto è stato suggellato con un accordo di consultazione in cui non esiste un'exit strategy per Blackstone. Un'anomalia per un fondo infrastrutturale che ha investito in un business concessorio di lunga durata. Certo, c'è un lock up di cinque anni, il patto (rinnovabile) scade dopo un quinquennio e all'orizzonte c'è il ritorno in borsa di Atlantia per consentire agli americani di monetizzare. Ma che non sia stata inserita negli accordi una clausola ad hoc di exit per il colosso fondato da Stephen Schwarzman è stata letta come un'abilità di Benetton. Mentre blindava Atlantia poco prima di perfezionare anche la cessione di Aspi, il tandem Benetton-Laghi ha riaperto un altro dossier industriale che la famiglia veneta coltivava da tempo. Ovvero quello di creare una piattaforma globale nei servizi di ristorazione e acquisti last-minute legati alla mobilità. Anche perché rispetto al food&beverage in viaggio, i duty free che vendono profumi e oggettistica hanno tassi di crescita maggiori.

Su Autogrill, di cui Edizione controllava il 50,3%, i Benetton hanno più volte ripetuto in passato di essere disposti a ridurre la partecipazione, passando da socio di controllo ad azionista di riferimento, anche per farne un gruppo più grande. Complice però la pandemia, nell'ultimo triennio il progetto non è mai decollato. Ai nastri di partenza, Dufry è un colosso da oltre 8,6 miliardi di ricavi (pre-Covid), Autogrill invece da quasi cinque. Così, quando a fine giugno 2022 il ceo Gianmario Tondato Da Ruos, che non ha mai interrotto il dialogo con gli svizzeri, ha portato sul tavolo di Laghi i migliori concambi possibili per l'opas di Dufry su Autogrill, i vertici di Edizione si sono subito attivati per stringere sul deal, arrivato qualche settimana dopo. In borsa la pandemia ha colpito pesantemente entrambi i retailer, ma Dufry ha accusato il colpo maggiore a causa della ripresa più lenta del traffico aereo condizionato anche dalla lunga guerra in Ucraina. Si è aggiunto l'aumento della spesa non discrezionale da parte dei privati per il caro-carburante e l'inflazione, con impatti negativi sul settore dei viaggi e del tempo libero. Fra fine giugno e inizio luglio dello scorso anno, la distanza fra i prezzi dei due titoli era minima e a Ponzano non si sono lasciati sfuggire la finestra.

Chiuso il caso Aspi e avviato il progetto opa su Atlantia, in Edizione è parso indispensabile riannodare poi il filo del discorso con Perez. I viaggi nel mese di giugno di Benetton a Madrid nel quartier generale di Acs hanno permesso alla holding di restaurare lo spirito di collaborazione con il socio forte in Abertis. Il dialogo ha messo le basi anche per la cessione a Perez da parte di Atlantia dell'intero 14,46% nel capitale del costruttore tedesco Hochtief. Rilevata nel 2018 nell'ambito della complessa operazione su Abertis, alla fine la partecipazione non è mai stata strategica e la vendita ha portato nelle casse della holding infrastrutturale 752 milioni, liquidità da impiegare ora nella crescita della piattaforma della mobilità.

Nella maratona operativa, il tandem Benetton-Laghi ha infine aperto all'inizio di quest'anno i cantieri della divisione fra i rami della famiglia di una parte del patrimonio immobiliare. Il valore complessivo è di oltre un miliardo e il processo che coinvolge la controllata Edizione Property è stato condiviso da tutta la dinastia. Una ritrovata unità dopo che è stata valutata anche la vendita del mattone e che caratterizza la nuova gestione. Sempre nel segno della discontinuità.

pev

 

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February 27, 2023 03:57 ET (08:57 GMT)

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