Auto: Bombassei, settore e' a una svolta (Mi.Fi.)
03 Diciembre 2018 - 1:41AM
MF Dow Jones (Italian)
Pochi imprenditori al mondo conoscono il settore automobilistico
globale e di riflesso l'economia internazionale in maniera
approfondita come il presidente di Brembo , Alberto Bombassei. In
una vita di lavoro l'industriale bergamasco ha trasformato
l'impresa di famiglia in un colosso dei sistemi frenanti a livello
mondiale e proprio in questa veste ha da sempre un contatto diretto
con i principali ceo del settore. E con i governanti dei molti
Paesi (15 in tutto) in cui Brembo è presente con siti
produttivi.
Domanda. Presidente Bombassei, cosa sta succedendo al settore
automobilistico tra le minacce di dazi di Trump e i tagli da oltre
14mila posti di lavoro annunciati in settimana da General
Motors?
Risposta. Il comparto sta vivendo un momento cruciale. In un
certo senso si trova alle colonne d'Ercole. Da un lato i ceo
spingono la produzione verso nuove tecnologie come l'elettrico che
necessitano di meno personale. Si pensi per esempio che per
produrre un motore a batteria ci vuole circa un terzo della forza
lavoro necessaria per fabbricarne uno a combustione. Dall'altro i
governi sanno che il settore auto è un grande datore di posti di
lavoro. E quindi un importante bacino elettorale. Non a caso molti
casi i capi di Stato, come per esempio il presidente Trump, hanno
fatto promesse molto chiare proprio in questo settore.
D. Nascono di qui nascono le minacce di dazi?
R. Esatto. E per questo Trump ha vissuto come un tradimento la
decisione di Gm di tagliare 14.500 posti di lavoro e di chiudere
cinque stabilimenti negli Stati Uniti. Non a caso ha subito
minacciato di togliere al colosso di Detroit gli aiuti sulle auto
elettriche.
D. Come si esce da questa situazione?
R. Nel breve termine molto dipenderà da cosa si diranno i vari
capi di Stato al G20 di Buenos Aires. E restando al mondo dell'auto
anche dall'incontro che dovrebbe esserci in settimana a Washington
tra Trump e i ceo delle case tedesche (Volkswagen, Bmw , e Daimler
, ndr). Nel lungo termine però la storia insegna che le aziende non
possono non seguire il mercato e questo dice che il business si sta
spostando sempre più verso l'Asia e verso le tecnologie green. Con
tutto ciò che questo comporta.
D. A proposito di Asia, e di Cina in particolare, come Brembo da
tempo siete presenti in quello che è il maggior mercato
automobilistico del mondo. E in aprile aprirete un nuovo
impianto.
R. Brembo da sempre fornisce sistemi frenanti per i segmenti
alti del mondo dell'automobile. Per questo abbiamo accompagnato
molti dei nostri clienti alla conquista del mercato cinese. Normale
che in un mercato come quelle cinese in primavera inaugureremo un
nuovo impianto nel Paese.
D. Da giugno è anche il presidente della Fondazione Italia-Cina,
l'ente creato da Cesare Romiti per migliorare l'immagine e le
modalità della presenza dell'Italia in Cina.
R. E' stato un grande onore aver ricevuto l'invito da parte di
Romiti di succedergli alla presidenza della Fondazione.
D. Quali saranno le linee guida del suo mandato come presidente
della Fondazione. Dove tra l'altro ha chiamato subito con Lei
l'ambasciatore Vincenzo Petrone in qualità di direttore generale
(si legga box in pag. 23)?
R. Petrone aveva lavorato con me per oltre quattro anni quando
ero vicepresidente di Confindustria. Ne conosco quindi il valore e
per questo l'ho voluto con me in questa avventura. Per quanto
riguarda il mio mandato io credo che i nostri imprenditori debbano
aumentare la conoscenza dei dettagli e dei meccanismi del sistema e
della cultura cinese prima di imbarcarsi in iniziative industriale
in un Paese comunque ancora complesso. Il rischio è che si ripetano
incidenti come quelle riportati recentemente dalle cronache.
D. Si riferisce al caso Dolce&Gabbana?
R. La cultura cinese è millenaria e come tale va rispettata. Se
no si rischia grosso. Inoltre sono sempre di più le aziende cinesi
che investono da noi e in alcuni casi mantenendo ai vertici delle
aziende acquisite un management italiano.
D. Basta pensare alla Pirelli , per esempio.
R. Esatto, mi riferivo proprio al caso di Pirelli , che come
società è già presente nel consiglio della Fondazione. Ma vorrei
cogliere l'occasione per dire che mi piacerebbe molto se
l'amministratore delegato Marco Tronchetti Provera, che in questi
anni ha dimostrato molto bene come possa funzionare la
collaborazione tra proprietà cinese e managerialità italiana,
potesse essermi di sostegno in qualche modo nella Fondazione. Il
Business Forum Italia-Cina che Marco presiede è fortemente
complementare con la nostra Fondazione e questa esperienza va
valorizzata.
D. Al di là della Cina, in questi anni molte aziende italiane
sono passate a proprietà straniere. L'ultima in questo senso è
stata Magneti Marelli ceduta da Fca al fondo Usa Kkr. Si rischia la
desertificazione industriale?
R. Innanzitutto va detto che ci sono state anche aziende
italiane che hanno comprato o si sono espanse all'estero come per
esempio Brembo . E quindi si potrebbe anche asserire che tutto
rientra nella logica del mercato. Ciò detto, io credo che non ci
debbano essere preclusioni sulle proprietà straniere una volta
accertato che queste siano serie e abbiano intenzioni serie sulle
continuità aziendale. Mi lasci dire però una cosa.
D. Prego.
R. Quando una società viene ceduta a un acquirente straniero,
uno Stato deve controllare due cose: il mantenimento
dell'occupazione sul territorio e quello della tecnologia nei siti
produttivi in loco. Qualora queste due condizioni non siano
rispettate, io credo che si possa pensare che un governo dica la
propria in qualche modo. Anche bloccando l'operazione in una
ipotesi estrema.
D. A proposito di governo, Lei è stato anche parlamentare (per
Scelta Civica). Come giudica l'operato dell'esecutivo
Lega-5Stelle?
R. A me la manovra non è piaciuta per niente. E non solo per le
previsioni di deficit che hanno portato alla bocciatura da parte
dell'Ue e alle tensioni continue tra Roma e Bruxelles.
D. A quali altri provvedimenti pensa?
R. Tutto quanto fatto nel recente passato per incentivare
fiscalmente gli investimenti in strumenti produttivi, formazione e
ricerca andava conservato e potenziato. Pare invece lo abbiano
messo da parte. Salvini dice sempre che il cuore dell'economia
italiana sono le piccole imprese. Ma non si dimentichi che molte di
queste lavorano per quelle medie e grandi e che trascinano le
piccole in quei processi d'innovazione che sono il presente e il
futuro della nostra manifattura.
D. Ma non c'è nulla che Le piace nell'esecutivo?
R. In realtà ho apprezzato l'attivismo del governo
nell'accelerazione delle relazioni con la Cina, Al di là della
gaffe di Di Maio sul nome del premier cinese. E devo dire che non
più tardi di tre settimane fa ho incontrato il ministro per gli
Affari europei Paolo Savona. E' stata una conversazione
interessante e che ci siamo trovati d'accordo su molti punti.
red
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December 03, 2018 02:26 ET (07:26 GMT)
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